mercoledì 5 marzo 2008

IL MIO INDIRIZZO DA DOMANI



- Darling, che ci fai qui anche oggi?

- Sono venuta a salutare, Rocio. Te, Silvìa, Arancia ed Ana. E sono venuta a lasciarti il mio nuovo indirizzo.

- Quando inizi?

- Domani. Qui:

http://breakfastinlondon.blogosfere.it/

- Non ti preoccupare: andrà bene!

- Certo, andrà alla grande just a coffee e vado... domani inizio presto!

martedì 4 marzo 2008

OK, VADO


Accetto il trasferimento. Sarei stupida a non farlo: sarò più vicina a casa, orari migliori, stesso lavoro e gente nuova. Però un po' mi spiace lasciare questo Store dove è iniziata l'avventura. In fondo questo posto è stato il mio punto fisso fino ad ora, l'unica sicurezza in una torevolutiva. Questa gente mi ha accolto quando non sapevo fare nulla: sono stati pazienti e disponibili.

O God, sto entrando nella filosofia aziendale... fatemi uscire da questo posto!!!

- Darling, non ti devi preoccupare: ogni Starbucks è uguale, ti sentirai subito a casa. E' fatto apposta. - Mi dice Arancia.

Anche lei mi mancherà.

- Anche lì avrai clienti rompipalle e colleghi simpatici, ma anche giornate dure e avventori affascinanti.

Ha ragione.

- Come on and sign. - Mi dice Darek.

Ok. Segno, firmo e sottoscrivo tutto: si parte.

TRANSFER

- My brother needs staff.
- Tuo fratello?
- Yes. He's manager in a store in Old Brompton Road. It's closer to your new house.
- Gia'.
- Vuoi trasferirti?
- Trasferirmi...
- Yes, ti dara' buoni turni. Il locale e' busy ma proprio per questo c'e' molto piu' personale.
- Ma la mia vetrata su King's Road?
- You are gonna have a window on Old Brompton Road.
- Non e' proprio la stessa cosa...
- Ragazza, te stai a lamenta' della sveglia, degli orari, del camminare fino a qui: ti offro la soluzione, prendere o lasciare.

Mi sento in colpa se penso a quanto ho rotto le palle a quest'uomo per avere certi giorni liberi e certi orari... se tutti facessero cosi' lui diventerebbe pazzo...
E ora mi offre una soluzione... una possibile soluzione...

Ma io sono malfidente e mi chiedo dove stia la sola...
C'e' sempre la sola.

- Quanto tempo ho per pensarci?
- Entro la fine del turno.
- Di quando?
- Di oggi. Come on: he needs people, o vai o va qualcun'altro.

Ecco m'ha rovinato la pausa...

News in vista...

- Ti devo parlare.

O God. Io odio questa frase. Darek non mi guarda, continua a montare latte, sorride i clienti.

- Riguardo a cosa?
- Look at the people.

Ok, il cliente prima di tutto, ma non mi puoi dire che mi devi parlare tra una cioccolata e un cappuccio e poi non dirmi di cosa mi devi parlare. Darek - la macchina: non sembra arrabbiato, ma neppure contento... di cosa mi deve parlare.
Lo guardo: non sorride... storce la bocca, fa le smorfie ai clienti non sorrisi. Ma il risultato appare uguale.
Di cosa mi deve parlare?
Avro' fatto qualcosa di male?
No, non ho la coscienza sporca, ma quando uno mi dice "Ti devo parlare" sento la voce di mio padre e il "Ti devo parlare" non era prodromo di nulla di buono.
O God, come mi piace la parola prodromo. Sapro' l'inglese il giorno in cui potro' andare fiera del mio vocabolario.

- Darek, please, tell me.
- I have to speak with you.
- About what? Come on, mica puoi dirmi una cosa cosi' a meta' mattina e pensare di lasciarmici pensare tutto il giorno.
- It's time to work, volevo solo farti sapere che dopo ti devo parlare.

lunedì 3 marzo 2008

BLUE SKY


Ci sono parole più eloquenti di un cielo così?!

domenica 2 marzo 2008

BASTA

Darek, please, listen... I'm gonna die under this rhythm, please Darek...

Mi sono preparata il discorso: dò il preavviso, non ce la faccio più...

- E come paghi l'affitto? - mi chiede saggio Wilson.

- Troverò qualcos'altro... vicino a casa.

- Trovalo e poi cambia.

- Non ce la faccio più.

- Non è facile per nessuno... è Londra. Cosa credi, che io mi diverta? Anche per me non è la massima aspirazione lavorare qui dentro. La scorsa settimana ho datto 52 ore qui dentro.

- Avrai guadagnato un sacco di soldi.

- Oh, non sai quanti! - Avverto una punta di ironia - Cosa credi che per noi altri Starbucks sia la realizzazione di una carriera? Siamo tutti stanchi, perchè tutti lavoriamo sodo. Questa è la gavetta. E' il modo per sopravvivere qui. - Lo so, lo so - Ogni posto altro posto di passaggio sarà uguale a questo, comunque. - Lo so, lo so - Focalizzati sull'inglese e sulla ricerca del tuo lavoro. Ma non perdere la possibilità di pagare l'affitto con questo lavoro. Ce la puoi fare.

Lo guardo con le lacrime agli occhi, ma non piango e non parlo. Lo so, non lo dico più... penso i sìsì strafottenti dell'inizio, gli okok menefreghisti e i lo so fuggitivi. Li penso, ma non lo dico.

Sto zitta e ascolto.

Wilson ha ragione.

Sono solo tanto stanca...

tanto stanca...

Ma guardo fuori ed è una giornata fantastica...

e ora, quando arrivo qui al mattino albeggia finalmente.

Albeggia...

giovedì 28 febbraio 2008

MI SI E' MOSSO IL LETTO


- Hello! How are you? Il solito grande latte?

- No, no. Oggi venti mocha with cream. With an extra shot, please.

- Certo, altro?

- No, no. Mi serve qualcosa di energizzante, dolce e forte allo stesso tempo... temo di essere sull'orlo dell'esaurimento... stanotte ho pure avuto le allucinazioni.

La signora O'Neil passa di qui due volte alla settimana, i due giorni in cui va nell'ufficio di Belgravia, "e finalmente mi posso muovere a piedi!".
Rocio, una mattina mi ha spiegato meglio: la signora O'Neil ha un'agenzia di recruitment per manager d'alto livello con sede a Londra e Bruxelles e quindi si trova a vivere fra le due città e due giorni alla settimana percorre la King's Road dalla sua casa in Langton Street, facendo tappa prima allo Starbucks 232 e poi al nostro e poi chissà a quale altro...
La Signora O'Neil non indossa mai lo stesso vestito, neppure lo stesso cappotto, però tutti i giorni in cui va al suo ufficioi di Belgravia, parte da casa alle 7, si ferma a prendere un triplo espresso macchiato sotto casa e poi passeggia veloce e decisa verso nord, per fermarsi ancora un attimo da noi per una seconda colazione.
"E chissà quante altre ne farà nella giornata!", ha detto Rocio "Madre de Dios!"

- Allucinazioni? - dico io per sdrammatizzare o semplicemente per parlare.

- Credevo ci fosse qualcosa sotto il letto...l'ho sentito muoversi... mi sono addirittura alzata a controllare... mio marito non c'era, non c'era nessuno in casa e per la prima volta ho avuto paura a stare sola...

- And?

- Ovviamente sotto il letto non c'era niente... ma per più di un'ora non sono riuscita a chiudere occhio... avevo una strana sensazione.

- Oh...

Non so che dire, capisco, ma fatico ancora a parlare... quindi sto zitta.
Grazie a Dio c'è Wilson, che interviene...

- E si ricorda l'ora?

- Ma... sarà stata l'una, quasi l'una. Non sapevo se pensare ai ladri, ai topi o ai fantasmi.

- Il terremoto!

- Il terremoto? - , diciamo insieme.

- Sì! Stanotte c'è stato un terremoto, di scarsa entità, ma comunque un terremoto, nel nord dell'Inghilterra.

- O my God... allora è vero che sono così sensibile... Uh, com'è tardi! Bye guys!! See you!

Terremoto o no, la vita corre via.