lunedì 14 gennaio 2008

IL PORTO DEI DESTINI INCROCIATI

A volte il destino è strano,

e capisci che esiste un DESTINO.




Lei cammina per strada persa nei suoi pensieri.
Lui cammina per strada innervosito dal dover perdere uno dei suoi pochi giorni liberi in commissioni per conto di altri.


Lei arriva da South Kensington, dove è ospite a casa di amici... è uscita per una passeggiata e ha semplicemente seguito la strada.
Lui è appena uscito di casa e fa una strada che normalmente percorre solo alle sette del mattino e alle sette di sera... non gli piace la confusione delle quattro di pomeriggio: tutta questa gente lo infastidisce.

Lei si ferma un momento davanti a una vetrina, che cosa l'ha attratta?
Lui porta un pacco pesante, il sacchetto gli sega la mano. Pensa a che vorrebbe starsene stravaccato sul divano, a riposare dopo la lunga settimana e la partita di tennis del mattino.


Non fa freddo, lei tiene il cappotto slacciato, lui indossa appena una giacchetta.

C'è un sacco di gente a spasso, è un pomeriggio sereno e mite, l'aria è tersa dopo la lunga pioggia del weekend.

Lui cammina dritto verso la destinazione, lei ondeggia e sbatacchia. Improvvisamente lui la vede, in quella mandria di gente che cerca di scansare la riconosce: è lei... lui la conosce. Non fa in tempo a realizzare chi è che le ha preso il braccio per fermarla; o forse per fermarsi.

Lei si volta piano, pensa a uno scontro, ma invece è un incontro... ci mette un attimo a capire. Le ci vorrà un po' più tempo per riprendersi dalla sorpresa. Lui ha cambiato faccia, ora sorride come un ebete. Lei pure. Inebetiti dal caso. Non si vedono da una vita e vanno a ricontrarsi a Londra?

- Sono qui a trovare alcuni amici. - dice lei

- Vivo a pochi isolati da qui. - dice lui

- Tre anni. - dice lei.

- Tre anni? Sembra ieri! -

Il tempo vola, soprattutto se lo si vive a 100 all'ora.

Parlano, parlano, parlano... e parlano, parlano, parlano, da quanto tempo non si vedono e sentono? Ma perchè non si sono sentiti almeno per telefono in questi anni? All'inizio ci avevano quasi provato... lui le chiede se ha tempo per un caffè: perchè stare a parlare in piedi per strada, quando possono sedersi al comodo in un bel bar. Non si guardano neppure attorno ed entrano qui. Lui qui c'è già stato, ma non è un cliente abitudinario, lei non è mai stata in uno Starbucks e non sa esattamente come funziona qui.


Si siedono al mio tavolo preferito: il centrale della vetrata su King's Road. E' tardi, c'è poca gente a quest'ora della domenica.


Lui viene a ordinare, mentre lei prende il posto. Moca per lui, cappuccino per lei. E una bottiglietta d'acqua. Lui verrà a prendere qualcosa da mangiare dopo. Ha fame, non ha pranzato, ma ora vuole concentrarsi su di lei.


- O mio dio, ma quanto tempo è passato?

- E chi lo avrebbe immaginato di incontrarsi qui a Londra?

- Vivo qui da un paio d'anni.

- Io vengo spesso qui a trovare un'amica.


In una città che fa otto milioni di abitanti ed ha una superficie di millecinquecento chilometri quadri, incontrare una persona per caso non è semplice.


Lui e lei, Sean and Charlotte. Nei loro nomi c'è la stessa musica. Si sono conosciuti nove anni fa durante un corso all'estero della loro università. Si sono ritrovati in Thailandia l'anno successivo... non proprio casualmente.

E poi che altro? Sono stati lontani a lungo, ma le esperienze che hanno condiviso sono state talmente uniche da creare una sorta di collante tra le loro persone.


Lei è identica, lui sembra più grande, più maturo. Il destino li fa ciclicamente incontrare... vuol forse dir loro qualcosa? C'è un motivo? Chissà di che parlano? Di tutto o forse di nulla... sembra si siano dati appuntamento dopo appena una settimana dal loro ultimo incontro... c'è quella certa confidenza e tranquillità che c'è solo in un certo tipo di rapporti. Forti.


Vorrei la mia pausa per andarmi a sedere lì vicino ad ascoltare...

- No, dopo; - mi risponde Rocìo - ora siamo busy.

- Uffa.


Si scambiano i nuovi numeri: ora si possono chiamare. E ora cosa stanno scrivendo? Il tempo corre e corre, entra ed esce gente, sto alla cassa, apro confezioni di dolci e scaldo panini, annoto ordinazioni sulle tazze, parlo, sorrido, respiro. Poi li guardo e sono così pacifici! Mi guardo attorno e c'è una calma sicura ed ovattata, I can hear the music and feel better.

Perchè sono finita qui? Che cosa è stato?

Non mi ricordo... forse c'è un motivo, un fato, una buona stella... e con questo non tolgo nulla al libero arbitrio dell'uomo e alla sua potenza.

Lui doveva andare? E lei che cosa sta pensando? Si rivedranno ancora?


Dopo il milionesimo cappuccino della giornata e il millesimo muffin skinny lemon, me ne vado finalmente e meritatamente in pausa. Torno fuori senza grembiule con un cappuccio scremato e il giornale e loro non ci sono più. Eccoli che passano fianco a fianco sul marciapiede dall'altra parte della strada...


Ogni incontro che facciamo è frutto di un percorso che stiamo seguendo pur non sapendolo? Oppure ogni cosa è frutto del caso e siamo noi che cerchiamo di dare un senso al tutto, attribuendogli anche attributi superiori e imperscrutabili? Il destino di cui parlo forse è quello che molti chiamano Dio. Cambia il nome e resta il bisogno di aiuto e sicurezze: perchè senza senso, la nostra esistenza è difficile e ignoto, mentre se riusciamo ad attribuire a questo viaggio un perchè e un fine (pur sconosciuto, ma che ci sia), allora ogni fatica diventa sopportabile...


Incontri e scontri.


L'immensità pulsante che spinge e s'affanna là fuori a volte mi fa paura. Qui sono al sicuro o in una sorta di piccola prigione fuori dal tempo e dallo spazio? Otto ore le passo qui, ma me ne restano altre 16 là fuori... ogni giorno! E, nonostante la paura, ho voglia di buttarmi nella mischia!


Il porto dei destini incrociati è qui e adesso...

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