sabato 26 gennaio 2008

...l'inatteso


O God! E' Lui. Ma che fa Lui a Londra? E' lui! Ma è Lui o non è Lui? Quanto tempo ci mette a passare? Cammina piano, troppo piano... forse non è lui. Sì, che è Lui: il passo è il suo... il suo fottuto modo di camminare ciondolante ma allo stesso tempo è elegante. I capelli sono i suoi: neri corvini e un po' unti. Ho un'accellerazione della frequenza cardiaca.E' Lui, eppure so che non può essere Lui. Che ci dovrebbe fare Lui qui a Londra?
- Starbucks chiama Clementina.
- Eh?
Arancia mi guarda, io la guardo.
- Sta per arrivare il District, muoviti - mi dice
- Arancia-ta, lo sappiamo entrambe che non arriverà: è sabato ed è tardi - non le dico. Mi morsico la lingua. - Oki-oki!
Se mi muovo, Lui sparisce. Se mi muovo, lo perdo di nuovo.
Ma a Londra ci sto io! Io libera da ogni fantasma.
- Che c'è?
- Ho visto un fantasma.
- Un fantasma?
- Un'allucinazione... è perchè sono tanto stanca.
Lei guarda fuori e cerca cosa guardo io.
- Il tipo con la giacca blu e i capelli neri.
- Lo vedo anch'io: non è un'allucinazione.
- Ma non può essere Lui: eppure cammina, si ferma e si muove come Lui.
- Sarà un suo sosia...
Un sosia, brava Arancia-ta! Ma se hanno la stessa faccia, avranno anche lo stesso carattere? Corrisponde il volto a quel che c'è sotto?

- ...ognuno di noi ha circa 7 sosia in circolazione, l'ho letto in un giornale - mi spiega lei.

Mi domando che facciano i miei 7... le mie 7...

L'ATTESO


Che succede? Che hanno tutti oggi? C'è una strana tensione nell'aria...

- District - sentenzia Arancia.

District, che? AAAAAH-AH: oggi passa il District Manager, un pezzo grosso.

Ne sento parlare da che sono arrivata e il timore reverenziale che c'è qui verso i propri superiori - non so perchè - ma un po' mi stupisce. Io non ho timore nemmeno di mio padre, figurati di un manager. Posso avere rispetto, ammirazione, ma non timore!

Any way: l'ordine è tutto perfetto: pulito, luccicante e full.

BIP-BIP

BIP-BIP

E così da oggi il supervisor di turno dovrà portare una delle simpatiche svegliette addosso: suonerà ogni 10 minuti per ricordarci di passare tra i tavoli a rassetare.

Bella trovata! Con tutta la roba che suona qui, mancava proprio la ciliegina sulla torta!

Ma non hanno niente di meglio da fare quelli che si fanno venire queste pensate?! Evidentemente non sanno che qui le parole pigrizia e immobilità non sappiamo nemmeno che sono!

BIP-BIP

BIP-BIP

Noi puliamo... il tempo passa... la gente entra ed esce eppure lui non arriva, non si vede...

giovedì 24 gennaio 2008

VISA & NINO

E' arrivato! E' arrivato NINO. Il mio National Insurance Number.
Ora sono un po' più citizen e un po' meno foreigner e soprattutto rivedrò tutte le tasse extra versate in queste settimane!!

Mohamud mi guarda.
Io gli sorrido.
Ma che ci fa qui Mohamud? Mica lavora oggi!

- Anche ieri è venuto. - mi spiega Wilson.
- A fare che?
- Non so, è arrivato s'è seduto in ufficio ed è rimasto fermo per un paio d'ore, poi è tornato in cucina ed è rimasto appoggiato al muro fino a chiusura.
- E non vi ha aiutati?
- No, non lavorava, è semplicemente rimasto qui.

- Che c'è Mahamud?
- Sono un po' preoccupato.
- Per cosa?
- Il mio visto. Sta per scadere e ho l'intervista a fine mese.

Mahamud è qui a part time. Studia, si occupa di informatica. E' un personaggio strano, silenzioso e gentile, e un capo lascivo. Lavorare con lui è rilassante per certi versi. Per altri un po' complicato perchè a ogni domanda lui dice sì.

- Per forza: tu a volte gli parli in italiano! - mi sgrida Wilson

Non è per questo. Credo dipenda dal fatto che sia in parte giapponese...non hanno il no, no?!
Mahamud è un vero e proprio crogiolo di culture: è nato a Parigi, ha vissuto in Giappone, Russia, Marocco, Argentina e Turchia, un bel giro del mondo per poi tornare in Europa, a Londra.

- I miei sono diplomatici pakistani. Ora vivono in Sud Africa.

- Il mio conto in banca è in rosso, ho lavorato poco per poter dare gli esami e così mi sono ritroato a chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno con pochi soldi da parte. Ho pagato tutte le tasse, ma sono in ritardo di 15 giorni con l'affitto. E questo peserà sul mio rinnovo.


La cosa mi lascia di sasso.

- Dai! Vedrai che andrà bene! -

A volte non c'è bisogno di altro che di rassicurazioni. Io comunque mi auguro di non dover mai avere a che fare con la burocrazia dell'immigrazione.


Evviva l'Europa!!

mercoledì 23 gennaio 2008

HEATH DEATH - ENGLISH GOSSIP

- Hai letto?
- Cosa?
- Della disgrazia!
- No, quale?
- Heath's death.
- L'attore!
- Già.
- E' morto? E come? Quando?

Sotto questo bombardamento mediatico in cui anche l'ultimo dei porci può avere il suo momento di immeritata fama, non possiamo davvero fare altro per difenderci che cercare di sapere tutto.
E' impossibile, ma ci proviamo! Leggiamo, anzi sfogliamo: perchè quello che cucca è la foto. C'è tempo per cinquanta parole, al massimo!

GOSSIP
GOSSIP
GOSSIP

Qui a Londra ne vanno matti!
Ma poi trovatemi dive la cronaca rosa e il pettegolezzo non fanno la gioia di pubblico ed editori!
Morti e corna fanno vendere!

I PAPARAZZI arrivano da casa nostra, questo è vero, ma qui lavorano alla grande.

E noi ciucciamo, ciucciamo tutto quello che ci propinano, e ne vogliamo sempre di più! Siamo consumatori avidi e assetati.
Curiosi di vivere vite di altri, di fuggire la nostra!

SHUT YOUR EYES

...è carta patinata. A volte è solo cartaccia riciclata. Dura un giorno, al massimo una settimana, poi è più nulla. Resta solo quello che uno fa davvero.

- Si è calato troppe pasticche!
- Un drogato!
- Non sanno se si tratta di overdose o suicidio.
- Sarà mica stato depresso.
- Mah.. Non riusciva a dormire per il troppo lavoro. Era stressato.
- Mi prendi in giro? Sarà stato uno dei tanti drogati di Hollywood.
- Ma va! Era un ragazzo d'oro. E' che dormiva appena un'ora a notte e ha esagerato coi sonniferi.
- Stai scherzando?
- No! Sta scritto qua!

La tipa estrae una compilation di pezzi di giornale: London Paper, Times, Evening Standard...

- Praticamente è morto dal sonno.

Umorismo inglese, credo. Però non fa ridere.

- Non è divertente.
- No, per niente.
- Però non invecchierà mai: rimarrà giovane e bello per sempre.
- Magra consolazione
- Uh, guarda qua: c'è Britney.
- Britney c'è sempre.

Già.

martedì 22 gennaio 2008

BROWNCIRCLES


La giornata è partita male. Ci sono giornate che partono male, no?
Come ce ne sono alcune che partono bene. Possono partire male e finire male, partire bene e finire bene, o partire male e finire bene e partire bene e finire male. Non si può mai dire.
Stamattina è partita male.
Aspettare il tuo supervisore 20 minuti davanti a uno Starbucks chiuso non è divertente. Soprattutto se sono le 5 e 10 del mattino, è inverno, piove e sei tu che sei in anticipo rispetto all'orario regolare per via di un tacito accordo per cui se si arriva un po' prima si prendono più soldi e si fanno le cose con calma.
...a me piace il mattino...ma forse le ORE 5 fanno ancora parte della notte!

Il mattino ha l'oro in bocca... mi continuo a ripetere...questo è il periodo della semina, poi verrà il raccolto...chi la dura la vince...volere è potere... continuo a ripetermelo: autoconvincimento!
Con le parole ci so fare, no?! ...posso autoconvincermi!

Ah-ah!! ...in italiano! non in inglese!!

L'INGLESE!

Non capisco un tubo qui... è frustrante! FRUSTANTE!!
IO NON CAPISCO!
Non sempre, a volte capisco...
ma a volte no! E generalmente quando DEVO CAPIRE!

Il mio cervello non si sintonizza...la mattina poi è pure peggio!
LOST IN TRANSLATION

Dicono che ci vuol tempo... ma quanto?!
Vivo... lavoro, vado in giro, faccio la spesa... ma non capisco...
è frustrante! anzi: FRUSTANTE!!

Sto qui, parlo con la gente e poi mi perdo, non comprendo e non parlo più, mi blocco...
Dovevo venire qui 10 anni fa!
Cosa ho fatto negli ultimi 5 anni? Dove sono stata?!
Perchè non parlo correttamente 3 lingue?!
Perchè sono qui?
Perchè tutti gli altri sono avanti di un passo?!
Perchè il giardino del vicino è sempre più verde?

Una mente (oltretutto sdoppiata, o meglio dimezzata!) può prendere il largo nel mare dei ragionamenti insani e deprimenti.

...ora passa...

Ma ce li hanno davvero tutti dei momenti di sconforto?!
Io sì, uno al giorno mediamente!
...quindi per oggi siamo a posto...

Mi faccio un caramel macchiato con tanto caramel... tanta dolcezza!!

Ha smesso di piovere...
...questo è il bello di Londra!
L'ho già detto, vero?

Forse ritornerà a piovere prima di sera, ma per ora è una splendida giornata: io guardo la gente passare e parlo, parlo, sbaglio e imparo... un passetto alla volta!

Ho profonde browncircles sotto gli occhi...
...ehi, browncircles... non sapevo di saperlo, ma lo so!

Guardo con soddisfazione le mie browncircles specchiarsi in the window on King's Road!

lunedì 21 gennaio 2008

CUSTOMERS (1)


Domanda:

siamo quello che beviamo o beviamo quello che siamo?!


GRANDE TRIPLE SHOTS LATTE

Mr Python arriva tutte le mattine alle 6 e 30. Abita qui dietro, lavora dodici ore al giorno ed esce mezz'ora prima da casa solo per godersi la sua colazione: grande triple shots latte (di cui avanza quasi mezza tazza) e un muffin che cambia ogni mattina e di cui mangia solo la parte superiore.

- One shot more per svegliarmi!! E un po' di zuccheri per non pensare a tutte le amarezze della vita!

- Stamattina? Lemon and orange?

- Per carità, di acidità ne ho avuta abbastanza nel weekend. Double chocolate!

- Niente relax?

- Tra moglie, figli e l'allagamento del bagno posso dire: finalmente è lunedì!

SIAMO CRICETI SULLA RUOTA

Sono uscita di qui ieri sera alle nove e mezza e alle cinque e venti stamattina ero di nuovo qui.

Oh My God...

...sono finita in un sogno fantascientifico in cui entri ed esci sempre dalla stessa porta.

Mi viene in mente Spiriritello Porcello...

...il film di Tim Burton! niente di sconcio!!

Sono qui, il tempo passa e sono qui...
...il tempo vola e sono qui...

il problema non è solo che sono ancora qui,
il problema è che più tempo passa meno ne resta nell'altra parte della clessidra!!

TEMPO... il tempo passa e l'età aumenta...


Io non voglio! Io non voglio crescere!!
Vorrei volare sui tetti ad ammirare il sorgere del sole,

ma invece mi tocca restare qui, a correre sulla ruota...

...come un criceto...

Darek mi guarda e sorride:

- Terra chiama Clementina! Are you tired?

- No, sono forte come un leone!

I miracoli della caffeina...

giovedì 17 gennaio 2008

MAD WORLD

Ogni volta che parte questa canzone, sento una stretta al cuore...tanti ricordi...


Sveglio e brillante per le corse quotidiane

Senza meta

Senza meta


All'improvviso un uomo magro e pallido è in piedi e parla... il rumore della macchine del caffè, la gente, hanno coperto l'attacco... parla a tutti e non parla a nessuno... che dice? ...il suo inglese è semplice e ben pronunciato... lo capisco ma che sta a dire?

Predica. Sta tenendo una predica!

Parla di amore.... di amore fraterno.

O Signore!

Guardo con una chiara espressione interrogativa Mohammed, il mio supervisore part time, vero e proprio surrogato di culture diverse*. Mi domando cinica: che farà adesso l'uomo più pacato che abbia mai conosciuto?

L'uomo continua a parlare, alza la voce... il bar è pieno. Alcuni lo guardano sorpresi, altri evitano di fissarlo... una madre porta fuori i figli. L'uomo parla e parla... inizia a camminare fra i tavoli. Mohammed sparisce in ufficio.

Ho il terrore che questo tizio tiri fuori la pistola e inizi a sparare. Se mi butto a terra rapida posso salvarmi, posso strisciare fino a i bidoni e nascondermi.
Forse posso salvarmi.

Questo genere di situazioni non mi piacciono: mi vedo sempre la fine della storia con il pavimento coperto di corpi e sangue.
...troppi filmacci...

Quest'uomo , comunque, non ha l'aria di stare un granchè bene. E ha una faccia tutt'altro che raccomandabile.

Alla mia tendenza catastrofista si unisce il fatto che queste cose succedono.

Purtroppo succede che uno entri in un bar, tiri fuori una pistola e spari. A volte è per rapina, a volte perchè il caffè non gli è piaciuto, altre perchè non è stato trattato bene, altre ancora perchè la sua mano ha preso la pistola e ha premuto il grilletto, senza motivo.
Di conseguenza, un matto che inizia a parlare di Dio, Pasqua e Resurrezione non mi piace. Non mi piace affatto.

L'uomo, dice di chiamarsi Rupert, gira fra i tavoli cercando di stringere la mano alla gente. Solo tre su una ventina di persone ricambiano. Io prima di toccare qualcosa o qualcuno penso alle malattie che potrei prendere. In questo caso le mie mani stanno serrate dietro la schiena.

Ma dove cavolo è finito quel cuor di leone di Mahammud?
Il tutto non dura più di tre minuti, ma sono tre minuti lunghissimi in cui non so che fare e pensare, se non che per quanto cerchiamo di isolarci in quartieri felici, piccole campane di vetro sicure, il pericolo e la paura sono sempre in agguato.

Ma dove cavolo è finito quel cuor di leone di Mahammud?

La gente è visivamente infastidita e preoccupata, solo un paio non badano al rumore.

Tre minuti di predica, un giro in cerca di un abbraccio e Rupert esce e se ne va, verso un altro locale.

Lui entra e i nostri tre amici policeti entrano. Li ha chiamati Mahammud. Sono stati veloci, ma troppo tardi per sentire il discorso e giusto in tempo per tre cioccolate calde, venti size. Con panna montata.

5.54 am


- Ma cosa ci fa tutta 'sta gente in giro all'alba?
- Va a lavorare.

Ma se qui i negozi aprono tra le 9 e le 10; gli uffici tra le 8 e le 9: cosa ci fanno alla porta prima delle 6?
Altri mestieri evidentemente...

- We open at 6!
Cerco inutilmente di fare segni a chi bussa e chiede di entrare, affinchè vada a cercare un altro posto dove fare colazione. Ma arriva Darek e apre, dicendomi:
- Siamo i primi in zona, possiamo aprire qualche minuto prima.

Darek è una macchina. Non è umano è bionico.
Sono arrivata alle 5.20, con 10 minuti di anticipo ed era già tutto fatto. Bar pronto, display pieni...everything ready for the day.

- Ma a che ora sei arrivato?
- Meno di un'ora fa.

Alle 4.30.

- Domanda inopportuna: ma a che ora ti sei alzato?
- Alle 3.
- Ma perchè alle 3? Cosa hai fatto sei andato a dormire alle 8?
- Alle 10. Mi piace fare le cose con calma e la mattina sono più fresco: rendo meglio.

Questo sì che è un polacco DOC.
Biondo, occhi di ghiaccio, faccia pulita e fisico da sportivo.
Darek è uno sportivo. Super fisico.
Seriamente da invidia.
Alterno viva amirazione e gratitudine (in fondo m'ha assunta!) a momenti di rabbia, anzi fastidio, nei suoi confronti: è troppo veloce. Si muove a velocità doppia: è un automa. Con il self control della macchina. Mi fa paura talvolta.

Un cliente dopo l'altro...
Americano.
Drip.
Cappuccino.
Drip.
Grande, venti.
Croissant, muffin.

Lavorare con lui mi piace, peccato non abbia esattamente fiducia in me.

Fondamentalmente perchè ho dei momenti di assenza mentale... già m'hanno detto che spesso sto da un'altra parte, persa nel mio mondo... è vero.
Ma, ragazzi, avete il mio corpo!! Prigioniero per otto lunghe ore.

Le ore del mattino sono anche le mie preferite. Come Darek sono più reattiva, una volta superato lo stadio di semi rincoglionimento "ma chi cazzo me lo ha fatto fare", ovviamente.

Two shots, whole milk...
inizio a conoscere anch'io il drink dei clienti abituali.

Darek è una macchina anche su questo: avvia la macchina prima ancora che sia comparso qualcuno alla porta, solo perchè conosce orari e impegni.

- Ma se uno vuole cambiare?
A volte capita! Esiste ancora il libero arbitrio.
- Rifaccio quello che vuole. Alla gente piace che ti ricordi il suo drink.
E' vero, verissimo: li fa sentire a casa.

Sono brava anch'io a ricordare i drink e quando sto al bar mi porto avanti nel lavoro appena riconosco un volto.
...una vera barista...

Ora sì che ho paura!!

Resta la domanda: - Che fa tutta 'sta gente in giro all'alba?
Londra non dorme mai.
E il mattino ha l'oro in bocca.

mercoledì 16 gennaio 2008

PAIN AU CHOCOLATE

- Sorry?
- A pain au chocolate.

A pain au chocolate...come lo dice bene: pain au chocolate. Se gli chiedo di ripetermelo ancora penserà che sia stupida. O che lo stia prendendo in giro. Ma come vorrei sentirglielo ripetere ancora:
- See you tomorrow! - Tento.
- Cheers.
Non mollo il sacchetto, lui mi guarda e sorride, io mi sciolgo e mollo la presa.
Ciao, mio bel francesino, ciao!

Ma è ancora qui? Parla con Wilson...ridono...torna da me... i due mi guardano...
- Parla!
- Eh?
- Dì qualcosa! - mi ripete Wilson.
- Che cosa devo dire?
- Ah! Sei italiana!! - dice il mio bel francesino, quasi ridendo.
Come ride bene! Come è bello il mio francesino! Ora ci presentiamo e mi chiede di uscire.

- Hello! Hello...
Eh? Che c'è? Che succede?
- ...may I get...
SGRUNT! Altro cliente... altra storia!

e quante storie...

lunedì 14 gennaio 2008

IL PORTO DEI DESTINI INCROCIATI

A volte il destino è strano,

e capisci che esiste un DESTINO.




Lei cammina per strada persa nei suoi pensieri.
Lui cammina per strada innervosito dal dover perdere uno dei suoi pochi giorni liberi in commissioni per conto di altri.


Lei arriva da South Kensington, dove è ospite a casa di amici... è uscita per una passeggiata e ha semplicemente seguito la strada.
Lui è appena uscito di casa e fa una strada che normalmente percorre solo alle sette del mattino e alle sette di sera... non gli piace la confusione delle quattro di pomeriggio: tutta questa gente lo infastidisce.

Lei si ferma un momento davanti a una vetrina, che cosa l'ha attratta?
Lui porta un pacco pesante, il sacchetto gli sega la mano. Pensa a che vorrebbe starsene stravaccato sul divano, a riposare dopo la lunga settimana e la partita di tennis del mattino.


Non fa freddo, lei tiene il cappotto slacciato, lui indossa appena una giacchetta.

C'è un sacco di gente a spasso, è un pomeriggio sereno e mite, l'aria è tersa dopo la lunga pioggia del weekend.

Lui cammina dritto verso la destinazione, lei ondeggia e sbatacchia. Improvvisamente lui la vede, in quella mandria di gente che cerca di scansare la riconosce: è lei... lui la conosce. Non fa in tempo a realizzare chi è che le ha preso il braccio per fermarla; o forse per fermarsi.

Lei si volta piano, pensa a uno scontro, ma invece è un incontro... ci mette un attimo a capire. Le ci vorrà un po' più tempo per riprendersi dalla sorpresa. Lui ha cambiato faccia, ora sorride come un ebete. Lei pure. Inebetiti dal caso. Non si vedono da una vita e vanno a ricontrarsi a Londra?

- Sono qui a trovare alcuni amici. - dice lei

- Vivo a pochi isolati da qui. - dice lui

- Tre anni. - dice lei.

- Tre anni? Sembra ieri! -

Il tempo vola, soprattutto se lo si vive a 100 all'ora.

Parlano, parlano, parlano... e parlano, parlano, parlano, da quanto tempo non si vedono e sentono? Ma perchè non si sono sentiti almeno per telefono in questi anni? All'inizio ci avevano quasi provato... lui le chiede se ha tempo per un caffè: perchè stare a parlare in piedi per strada, quando possono sedersi al comodo in un bel bar. Non si guardano neppure attorno ed entrano qui. Lui qui c'è già stato, ma non è un cliente abitudinario, lei non è mai stata in uno Starbucks e non sa esattamente come funziona qui.


Si siedono al mio tavolo preferito: il centrale della vetrata su King's Road. E' tardi, c'è poca gente a quest'ora della domenica.


Lui viene a ordinare, mentre lei prende il posto. Moca per lui, cappuccino per lei. E una bottiglietta d'acqua. Lui verrà a prendere qualcosa da mangiare dopo. Ha fame, non ha pranzato, ma ora vuole concentrarsi su di lei.


- O mio dio, ma quanto tempo è passato?

- E chi lo avrebbe immaginato di incontrarsi qui a Londra?

- Vivo qui da un paio d'anni.

- Io vengo spesso qui a trovare un'amica.


In una città che fa otto milioni di abitanti ed ha una superficie di millecinquecento chilometri quadri, incontrare una persona per caso non è semplice.


Lui e lei, Sean and Charlotte. Nei loro nomi c'è la stessa musica. Si sono conosciuti nove anni fa durante un corso all'estero della loro università. Si sono ritrovati in Thailandia l'anno successivo... non proprio casualmente.

E poi che altro? Sono stati lontani a lungo, ma le esperienze che hanno condiviso sono state talmente uniche da creare una sorta di collante tra le loro persone.


Lei è identica, lui sembra più grande, più maturo. Il destino li fa ciclicamente incontrare... vuol forse dir loro qualcosa? C'è un motivo? Chissà di che parlano? Di tutto o forse di nulla... sembra si siano dati appuntamento dopo appena una settimana dal loro ultimo incontro... c'è quella certa confidenza e tranquillità che c'è solo in un certo tipo di rapporti. Forti.


Vorrei la mia pausa per andarmi a sedere lì vicino ad ascoltare...

- No, dopo; - mi risponde Rocìo - ora siamo busy.

- Uffa.


Si scambiano i nuovi numeri: ora si possono chiamare. E ora cosa stanno scrivendo? Il tempo corre e corre, entra ed esce gente, sto alla cassa, apro confezioni di dolci e scaldo panini, annoto ordinazioni sulle tazze, parlo, sorrido, respiro. Poi li guardo e sono così pacifici! Mi guardo attorno e c'è una calma sicura ed ovattata, I can hear the music and feel better.

Perchè sono finita qui? Che cosa è stato?

Non mi ricordo... forse c'è un motivo, un fato, una buona stella... e con questo non tolgo nulla al libero arbitrio dell'uomo e alla sua potenza.

Lui doveva andare? E lei che cosa sta pensando? Si rivedranno ancora?


Dopo il milionesimo cappuccino della giornata e il millesimo muffin skinny lemon, me ne vado finalmente e meritatamente in pausa. Torno fuori senza grembiule con un cappuccio scremato e il giornale e loro non ci sono più. Eccoli che passano fianco a fianco sul marciapiede dall'altra parte della strada...


Ogni incontro che facciamo è frutto di un percorso che stiamo seguendo pur non sapendolo? Oppure ogni cosa è frutto del caso e siamo noi che cerchiamo di dare un senso al tutto, attribuendogli anche attributi superiori e imperscrutabili? Il destino di cui parlo forse è quello che molti chiamano Dio. Cambia il nome e resta il bisogno di aiuto e sicurezze: perchè senza senso, la nostra esistenza è difficile e ignoto, mentre se riusciamo ad attribuire a questo viaggio un perchè e un fine (pur sconosciuto, ma che ci sia), allora ogni fatica diventa sopportabile...


Incontri e scontri.


L'immensità pulsante che spinge e s'affanna là fuori a volte mi fa paura. Qui sono al sicuro o in una sorta di piccola prigione fuori dal tempo e dallo spazio? Otto ore le passo qui, ma me ne restano altre 16 là fuori... ogni giorno! E, nonostante la paura, ho voglia di buttarmi nella mischia!


Il porto dei destini incrociati è qui e adesso...

venerdì 11 gennaio 2008

QUEL CHE RESTA DELL'AMOR PATRIO

- Rieccomi!
- Era ora.

Ore 10,35 am rimetto il grembiule dopo minuti DIECI di pausa in cui ho fatto merenda, pipì e sosta su sedia nel gelido ufficio.

- Ho preso 13 minuti...

Lo dico per correttezza, non so perchè lo dico, ma l'ho detto.

- Eh!
Mi fa Darek col mezzo sorriso.

- Eh, che?

Piove e ho la luna storta: la possibilità di una discussione mi attrae moltissimo. Ma so che dovrò mordermi la lingua. A sangue probabilmente.

- Ti avevo detto ten minuts break.

Una parte di me vorrebbe dire "Sorry" e tirare dritta, ma l'italiana vigorosa scalpita!

- E io li ho allungati: non c'è nessuno e ho dovuto fare pipì. Prenderò 3 minuti in meno dopo.

Le nostre pause d'aria durano 10 minuti e 30 minuti (se si fanno 8 ore, ovviamente), oppure 20 e 20. Penso che in prigione stiano meglio... se non altro i detenuti hanno un sacco di tempo libero e possono andare in bagno quando vogliono.

La mia anima indomita e polemica soffre ogni giorno le pene dell'inferno, ma per ora soffre in silenzio.

- E' per questo che la vostra economia va male!


Realizzo che con vostra si riferisce all'Italia... - Cosa, scusa? L'economia del mio paese va male perchè io ho preso ben TRE, DICO TRE MINUTI IN PIU' DI PAUSA?

-YES. Voi italiani siete così... tranquilli...meno lavorate meglio state.

- WHAT?

- Se lavoraste di più l'economia andrebbe meglio.

ITALIANI POPOLO DI CATTIVI LAVORATORI? SCANSAFATICHE?!

Ok, forse qualcuno...
soprattutto in certi uffici pubblici...
ma mica si può generalizzare così!
AHO!!!

- Tutto è pubblico qui. Ma se ti riferisci alla tua burocrazia, quella è il massimo...è amazing!

AMAZING?! Sfotte?!
Prosegue:

Voi siete fatti così: appena potete fate finta di lavorare e riposate. Se vi deste da fare tutto il Paese starebbe meglio.

Ecco un manager di Starbucks bisogna chiamare per mettere a posto le cose.

- Non vuoi italiani a lavorare da te?

- Non è questo...ma se proprio dovessi fare un elenco nazionalità / gradimento voi siete al 40-45esimo posto.

Pizza, pasta, mandolino, mafia e scansafatiche... bella fama ha il mio BEL PAESE!

- E' che è tutto corrotto da voi, quindi nessuno si lamenta più.

- Non è vero!!! Queste generalizzazioni sono sbagliate: non si può!

Per un attimo mi fermo... qui non apprezzano le discussioni... forse non ne vale neppure la pena... forse, però, non ha tutti i torti... Oh My God! ...il mio fiero sentimento nazionalistico? Eccolo:

- Io mi faccio un XXXX tanto qui. E non sono l'unica: tutti gli italiani qui se lo fanno! Cosa che puoi toccare con mano. E poi, come dappertutto, anche in Italia c'è chi fa di più e chi fa di meno.

- Voi siete qui perchè la pensate come me. E riuscite ad essere buoni lavoratori rispetto alla vostra media nazionale, non alla media internazionale.

...penso ai motivi futili che possono portare a una guerra tra popoli... una guerra Italia - Polonia... potremmo risolvere il tutto con una bella partita di calcio...

- Tu stai a lamentarti...

- Non mi lamento, racconto! ...parlo!

- ...quando sono arrivato a Londra facevo due lavori: dalle 8 alle 4 in un bar e dalle 5 alle 11 in un pub, mi alzavo alle 6 e arrivavo a casa a mezzanotte, 7 giorni su 7, senza un giorno off per 6 mesi.
Bravo! Bravo, bravo: cos'è una gara? Hai vinto! Penso ai miei prossimi 4 giorni di prima linea e mi sento male dalla stanchezza. Hai vinto. Taccio e sorrido... è un ghigno, più che un sorriso...

Povera me...
e povera Italia!
...Animo, animo!

- Va be', io quando c'era la guerra facevo dieci chilometri al giorno a piedi nudi nella neve!

I love melodramma!
...Darek non molto, mi guarda e sorride...
...we are lost in translation!

- Se vuoi puoi farmi ricredere.

Una sfida? Adoro le sfide!

- Certo, che lo farò! Of course!!

...siamo grandi bluffers noi italiani...

PURPLE RAIN

...purple rain...
...purple rain purple rain...
...Zeus pluvio, mi viene da dire rimembrando il greco antico...

IO ODIO 'STA PIOGGIA
...sono bagnata fino alle ginocchia...
e tutto perchè m'è toccato andare a fare supplenza al 388...

SGRUNT

IO ODIO LA PIOGGIA

...non so se è la pioggia che mi mette il malumore
o il mio malumore che fa piovere...

La giornata è cominciata male...

E ora che sono tornata alla base mi tocca lavorare coi piedi bagnati...

Su una cosa mi fermo a riflettere, con un sorriso...
sono arrivata al 388 alle 8 e la tipa che mi aspettava m'ha messa a lavorare senza avermi neanche salutata...
poi, in un momento di calma, m'ha chiesto come mi chiamo...

- ah, you are the writer!

- e come lo sai?

- noi sappiamo tutto! siamo una grande famiglia!!

Sorrido e tremo...

...il Grande Signor Starbucks Mi Vede...Mi Guarda...

giovedì 10 gennaio 2008

CUSTOMIZATION

A me gli occhi Siore e Siori, a me gli occhi!

Dopo i tre mesi di Natale (che è un po' come il brodo di pollo... un po' allungato è più leggero e digeribile, troppo annacquato perde il suo sapore!), eccoci pronti per una nuova stagione.

Sono entrata stamattina e mi sono trovata tutto cambiato... quadri, poster, panini, dolcetti, cioccolate, tazze...

LIGHT, ORGANIC, FARETRADE sono le 3 parole più ricorrenti...

LIGHT?

ORGANIC?

FARETRADE?

Lasciamo stare...rischio di essere polemica, oltre che cinica.

- La parola d'ordine della nuova promozione è CUSTOMIZE! - mi spiega Darek - Bisogna invitare il cliente a provare nuove cobinazioni. -

Parla piano e mi guarda come fossi ritardata.

- Ok...ok...

- Skinny latte? Any syroup? Cream? Any cake?

- Ok...ok...

- Do you understand?

- Ok...

- Non ripetere ok.

- Ok, cioè sì.

- Bisogna arrivare a 180 Add al giorno.

- Ok...

- Che significa?

- Che bisogna cercare di convincere uno che vuole il suo normale buon cappuccino a infilarci qualcosa di nuovo e strano...uno sciroppo, un biscotto... qualcosa che non vuole, perchè se lo volesse lo chiederebbe da sè.

- 180 Add al giorno.

- Ok!

- Don't say ok. Basta ripetere ok!

Non dico nulla. Che posso dire? Cerco di memorizzare i nuovi nomi di muffin, torte e tortine.

- Queste campagne se le inventa lo stesso che dà i nomi ai dolci?

- C'è un ufficio apposta.

Voglio il trasferimento!

Customizzare il CUSTOMER. Interessante...sarà un ottimo esercizio per il mio inglese!

mercoledì 9 gennaio 2008

GLOVES

Sole, sole, vento, poi d'improvviso grigio, pioggerella leggera e poi di nuovo il sole.

- Sorry, avete trovato un guanto?
- Un guanto?
- Sì, un guanto, come questo - la ragazza mi mostra un semplicissimo guanto nero che una lettera dorata sul polso - solo la mano sinistra.
- No, non credo.


Non lo so, può essere... qui la gente lascia un po' di tutto e quello che troviamo lo mettiamo in ufficio in attesa che qualcuno venga a reclamarlo. Ci sono sciarpe, cappelli, giacche, maglioni che nessuno è mai tornato a chiedere. E poi ci sono fortunati che hanno lasciato borse, cellulari, chiavi della macchina, libri e macchine fotografiche che noi abbiamo salvato dalle grinfie del primo venuto. La settimana scorsa un padre è tornato a vedere se aveva lasciato qui la sua videocamera digitale: sì l'aveva lasciata e ha avuto la fortuna di ritrovarla. Gli abbiamo ridato anche le scarpine del figlio, non si era neppure accorto di averle perse. La gente è strana!

In ufficio comunque il guanto non c'è.

- Quando lo hai perso?
- Questo pomeriggio.
- E lo hai perso qui?
- Sì. Credo. Sono entrata qui con entrambi i guanti, e poi non so dove ho lasciato il sinistro.

Io non ho trovato niente, chiedo alle altre.

- Niente mi dispiace. Ma se salta fuori

Non mi lascia finire e si mette a vagare per il bar. Fa spostare la gente, fruga ovunque.

- Che ha perso? - mi chiede Arancia
- Un guanto?
- Un guanto?
- Sì, hai trovato un guanto?
- No. Ma anch'io ne ho persi tanti.

Dopo aver perlustrato ogni angolo la ragazza torna da me.

- Se salta fuori?
- Se salta fuori te lo tengo. Se vuoi posso chiamarti.
- Puoi darmi il vostro numero? Vi chiamo io!
- Va bene.

Mentre le annoto il numero su un pezzetto di carta, la ragazza inizia a raccontare:

- E' molto importante per me quel guanto. Non è solo un guanto. O meglio, forse è solo un guanto. Dovrebbe essere solo un guanto. Lo vorrei, lo pensavo in fondo. Avrei dovuto buttarli. Avrei dovuto buttare tutto...

Non so se piangere o ridere.

...ma come faccio con un guanto solo? Come faccio? Non posso aver perso il guanto. Sapevo che dovevo lasciarlo a casa. Tanto poi non li uso mai, però li porto sempre con me. Lo sapevo, lo sapevo che qualcosa oggi sarebbe andato storto. Era nell'aria.

- Torna a lavorare, - mi rimprovera Arancia - è solo un guanto: se lo troviamo lo mettiamo da parte. Chi lo vuole un guanto spaiato?

Mi rendo improvvisamente conto che la ragazza non è poi così giovane come pensavo. Piccole rughe intorno agli occhi e una pelle sottile rivelano qualche anno in più. E' bella, eppure una luce triste negli occhi la offusca quasi totalmente. Come faccio io? La saluto e me ne vado? Un po' di umanità, insomma!
Oddio, la ragazza piange. Non so se ridere o piangere: la situazione è decisamente da comica, eppure è tragica. Non so niente di quel guanto eppure sento tutto.

- Dove sei andata dopo essere uscita da qui?
- Verso la tube, per andare a casa.
Io perdo spesso i pezzi... o meglio non mi ricordo più dove lascio le cose. Non le perdo, semplicemente non ricordo dove sono e l'unico modo per ritrovarle è procedere in modo analitico. Gli oggetti non scompaiono.

- E non ti sei fermata da nessuna parte?
- A fare la spesa.
- Magari lo hai perso lì il guanto.
- Non lo so. Sono sicura di essere entrata qui con tutti e due, poi non so più. Devo andare. Vado a vedere. O forse no. Forse non devo...qui non fa freddo non ho bisogno dei guanti. Non ho più bisogno dei guanti. Forse tutto si sta sgretolando perchè è giusto così. Forse è solo il naturale evolvere del tempo, devo accettarlo. Una mattina ti alzi e sono già passati tre mesi che non lo vedi. Ricordi il suo odore, ma non esattamente il tocco della sua mano. Senti chiaramente il suono della sua voce e tremi al pensiero di dimenticare...

Ora piango. Io sono una persona sensibile!!!

...una volta dimenticati i particolari, mi resteranno i ricordi più grandi.... Avremmo dovuto fare più foto. Abbiamo fatto così poche foto. Perchè ne abbiamo fatte così poche? Abbiamo rimandato. Mai rimandare. Ma ora? Ora devo tenere care le sue cose. Prove tangibili. Perchè tra poco il ricordo si confonderà nel sogno...

Mi guarda e non mi vede, ho la netta sensazione che stia vedendo altro.
...che devo fare?

E io cosa posso dire? Che cosa vorrei sentirmi dire? Che cosa vuole sentirsi dire?

- Vai al supermercato, fai la stessa strada che hai fatto per tornare a casa la prima volta. Controlla bene dappertutto. Domani potresti pentirti e sarebbe troppo tardi. Fallo, anche se non sei convinta: se lo trovi, bene; se no era destino. Chiudi il guanto che ti resta nel fondo di un cassetto e non aprirlo più. Pensa solo che il giorno in cui ti ricapiterà in mano sorriderai e non farà più così male.

Siamo patetiche... lo so. Ma almeno io sto facendo esercizio di conversation!

martedì 8 gennaio 2008

CHI ARRIVA E CHI PARTE


- Magda se ne va? E dove va?

- Ha dato il suo preavviso.

- E chi lo sa.

- Raggiunge il fidanzato su al nord.

- Ma non voleva tornare in Polonia?

- Se è per questo voleva anche diventare Supervisor.

- Aveva anche fatto il colloquio.

- Era già in traning.


- Magda, te ne vai?

- Come lo sai?

- Lo sanno tutti. Ma non volevi diventare Supervisor? Torni a casa?

- No, raggiungo il mio fidanzato.

- Quello che ti ha portata a Londra?

- Sì.

- Quello che ti ha mollata a Londra da sola?

- Sì.

- Quello che avevi giurato di non perdonare.

- Sì.

- Ma ti dispiace lasciare Londra?

- Sì, moltissimo.


Mi dispiace... Magda è simpatica. Parla poco, ma credo sia di carattere silenziosa.

Ha sempre i turni del mattino. Sempre. 5,30-1,30 da lunedì a venerdì.

Bella sfiga penserete... non è così. Bel culo, se come me, poi hai altro da fare: la mattina è più bella e passa più in fretta.

Magda voleva le mattine. Mattine che ha sempre fatto con Darek.

Solidarietà fra connazionali.

Ora avrò qualche mattina in più!

Non tutte, perchè io non sono polacca.



- Anche Cris se ne va.

- Cris?

- Sì, va in Italia.

- Oppure torna in Brazile, non ha ancora deciso.

- E' stanca di Londra.


Ma come si fa ad essere stanchi di Londra?


- Non sono stanca di Londra, ma il mio ragazzo

- Allora non torni in Brasile?

- E come faccio a tornare in Brasile adesso?

- In aereo...

- Vengo da un paesino di 500 mila persone che nessuno al mondo conosce, dove esci di casa la mattina e non sai se ci farai ritorno a sera. Vengo da un paese dove si vive con la paura di essere borseggiati, picchiati, uccisi. Londra può sembrare pericolosa, ma in confronto a certi posti è un paradiso.

- E vai col fidanzato dove vuole lui?

- No e sì. In Brasile avevo due sogni: vivere a Londra per un po' e andare in Italia. la mia famiglia è di origini italiane. I miei bisnonni erano italiani, di Mantova. In fondo torno a casa.

- E in Brasile?

- Tornerò, forse, un giorno.


C'è chi va e c'è chi viene.


- E da marzo avette un nuovo manager mi spiega Darek.

- Anche tu te ne vai?

- Passo a un altro store.

- Perchè? Questo posto ti piace, conosci la gente, la gente ti conosce...

- Sono qu già da più di un anno. Quindici mesi a fine febbraio: è tempo di andare.

- Ma perchè?

- Ho bisogno di nuovi stimoli. Conoscerò altra gente, nuovi clienti e imparerò i loro gusti.


Ricordo quando mi ha detto, in una delle nostre prime chiacchierate "Easy is boring. E lo pensi anche tu, se no non saresti qui".


E' vero. Lo capisco. Perfettamente. Facile è noioso.

E' vero. Li capisco. C'è un tempo per tutto: partire e tornare, andare e venire. Sì, alla fine si torna. Tutti tornano. Quando è il momento, non un minuto prima, non un minuto dopo. Da casa si parte e a casa si torna: il cerchio si chiude.

Ma non ora.

Ma per ora godiamoci il viaggio.

mercoledì 2 gennaio 2008

UNDER THE BRIDGE


- Che giornata...

- Tipico tempo londinese...pioggia e vento!

- ...ancora casa mi trovo a cercare... - mi dice la ragazza italiana che passa per un cappuccio tutti i giovedì prima della sua lezione di yoga - ...di nuovo... dopo appena tre mesi... questa è la quinta volta in due anni.

- La ricerca di una casa a Londra è un bel problema.

- Io cerco una stanza, mica una casa. E non ho particolari esigenze, solo una stanza degna di questo nome e l'utilizzo di una cucina e di un bagno che a tali assomiglino.

Ecco che iniziano le richieste!

Londra è cara - e qui cado nel banale -, basti sapere che una stanza singola costa in zona 1 e 2 costa come un appartamento medio italiano e una doppia viaggia sui prezzi di una casa indipendente della bassa padana... ma è Londra! Bisogna prepararsi psicologicamente, fisicamente ed emoticamente.

- Bisogna adattarsi.

- Oggi ne ho viste 4, ieri me ne sono passata 2 e domani me ne aspettano altre 4. Tre giorni interamente dedicati alle case....dopo una settimana di ricerca online, telefonate e riflessioni. Perchè ormai mi muovo solo dopo attenta selezione.

Tutti qui si muovono a seconda di prezzo, area, condizioni dell'edificio, coinquilini, forniture. Geleralmente proprio in questo ordine.

- E com'erano?

- Come sempre: catapecchie in ottima posizione o splendide soluzioni in culo al mondo. Ieri ho cominciato con una stanza in affitto da una vecchia signora piegata a metà dalla gobba. La tipica signora inglese (a parte per la gobba) che parla come un razzo con un filo di voce e pensa solo al suo grasso gatto persiano. La signora ha al momento disponibile una delle tre stanze verdi pisello in una grande casa verde bottiglia, tre stanzette vecchie e male arredate che affitta a studentesse e a giovani lavoratrici , concedendo loro solo il beneficio del bagno. E che faccio: mangio in camera solo panini e precotti?

Io al momento vivo di quelli, anche se ho una grande cucina... come sempre, chi ha il pane non ha i denti.

Dopo quella ho trovato la mia casa ideale, ho dovto camminare venti minuti dal capolinea del 22 costeggiando un cimitero, però poi sono arrivata! Una casa da fiaba... grande, ben arredata, accogliente, coinquiline carinissime... ma assolutamente fuori da mondo. Un vero peccato.

Le case belle ci sono anche a Londra, nascoste bene, ma ci sono... e generalmente sono troppo care o decisamente troppo scomode.

E così sono finita a vedere l'occasione dell'anno: prezzo stracciato per stanza carinissima in centro. Black House, World's End Passage, il nome avrebbe dovuto mettermi in preallarme... e di quartieracci e faccette ne ho visti... Per le scale è tutto, mi fanno luce con una torcia dal secondo piano dove m'attende un arabeggiante trentacinquenne in tuta e canottiera e con la canna in bocca - cosa che avrebbe anche potuto avere i suoi pro - e ho pensato: a chi ho lasciato indirizzi e orari? A nessuno. Qui mi danno una botta in testa e nessuno se ne accorge per giorni. Non è per essere tragici... ma con quello che si sente in giro... io non sono razzista...

Era lui a essere moro! penso io molto intensamente.

...ho preso e ho fatto fuga...

L'avrei forse fatto anch'io.

... e così la ricerca continua, ben sapendo che dopo la scelta dovrò essere scelta.

- Ma ora dove stai? - domando anche se so che Arancia mi guarda e controlla... non vuole che perda tempo coi clienti... ma io sono qui per questo!

- Fulham, ottimo quartiere, ma passo due ore al giorno sui mezzi. Prima stavo a Camden Town in casa con altre due ragazze e tre ragazzi: divertente, ma faticosissimo! Esattamente il contrario della precedente sistemazione a Sloane Square: cara, noiosa e troppo costosa, ma era la soluzione migliore dopo tre mesi in una minuscola casa a nord di Notting Hill con una vedova e i suoi cinque figli... periodo terrribile.

La peregrinazione non mi stupisce. Guardo l'amica italica tra il comprensivo e il soffocato: mi ha sommersa di parole dal fronte, mentre da destra mi hanno sommersa di tazze vuote da riempire.

- Cambiare è stressante e faticoso e costoso...

- ...ma anche molto interessante...

- ... e permette di conoscere gente e luoghi.

Questo sì che è ottimismo italico!

Qualcuno mi tira per la camicia, - Allora?! - mi fa Arancia - Lavori o parli?!

- Lavoro e parlo!!

L'alleata italica mi guarda con triste comprensione.

- A presto, scappo a yoga, che oggi è più utile del solito.

- In bocca al lupo per la casa!

- Ne avrò bisogno, fuori fa un freddo porco, mica posso finire under the bridge. Ma troverò e, nel caso, cambierò ancora!

Coraggio italico! Convengo con lei su tutto. Guardo fuori: cielo da neve e vento forte dalla Siberia... le previsioni non sono buone, ma passerà...come forse ho già detto: cuor allegro il ciel l'aiuta!!


martedì 1 gennaio 2008

N Y


- Oh God, you didn't sleep a lot.
- Eh?

Darek mi guarda come fossi un'aliena. Per via delle borse sotto gli occhi.

- Iniziato bene l'anno?
- Poco caffè e molto alcool.

Mi sorride un po' come a voler dire "Eh-eh, non hai il fisico!"
Non come voi polacchi, mai come loro inglesi, ma il fisico ce l'ho e come.
Del resto sono qui, invece che sdraiata sul pavimento del bagno.
Anna, invece non è arrivata...assenza ingiustificata e non comunicata... è la seconda volta di due settimane... è nei casini... ma da domani... per oggi nei casini ci siamo noi.

- Happy New Year!

- Happy 2008!

Il 2008 sarà all'insegna del lavoro duro e della dolcezza...
lo inizio con 7 ore di lavoro duro e un caramel macchiato.
- Tre shoots, please!
Il caffè mi sveglia, il caramello mi tiene su... anche il morale!

- Allora, buoni propositi per il 2008?
- Partecipare alla maratona di Londra!

Darek non trattiene la risatina.

Ho un sacco di buoni propositi... come ogni anno... come tutti...

N Y non sta per New York, sta per New Year...

Guardo l'ora e sono già le 5.
- Oh God!!
Il tempo vola anche quest'anno...
e il desiderio di sdraiarmi a terra è incredibilmente forte.
Sono piena di buoni propositi per il 2008, ma non ne ricordo più neppure uno...
un tempo facevo la lista... quest'anno non ne ho avuto il tempo...
lista troppo lunga...
sul podio abbiamo comunque sempre:
* essere forte
* lavorare sodo
* sorridere sempre

Anno nuovo e propositi rinnovati...
...riciclati! Decisamente ecologico.
Città nuova e gente diversa...
...ovunque comunque spesso (e volentieri) egoista ed insensibile.

Spiegatemi, spiegatemi vi prego, perchè se stasera chiudiamo alle 6 - DATO CHE E' FESTA ANCHE PER NOI SFIGATI BARISTI - dovete imporvi per cercare di stare 5 minuti.
- Fuori fa freddo.
E chissenefrega?!
Apriamo la porta, così fa freddo anche dentro!

...egoismo da cliente:
- l'ho già detto/scritto, ma mi ripeto, perchè repetita iuvant -
tutti, ma proprio tutti, dovrebbero fare 7 giorni di lavoro al bar, per CAPIRE e RISPETTARE IL LAVORO DEGLI ALTRI!!
Le 7 ore di lavoro duro sono diventate 8 ore di lavoro forzato...
ora mi sdraio a terra e mi riposo,
chiudo gli occhi per qualche minuto e riprendo a respirare...
...devo respirare...
...prendere fiato...
Devo imparare!